amos vogel : il cinema come arte sovversiva

amos vogel, cinema come arte sovversiva (studio forma, torino, 1980)

: https://www.rivoluzioneanarchica.it/vogel-amos-il-cinema-come-arte-sovversiva/#/

rompere con la tirannia della sintassi e del linguaggio convenzionale per permettere all’inconscio di esprimere la simultaneità e l’unità di tempo e spazio e ritornare, come ben capì Artaud, al magico e all’incantato: “Il teatro dovrebbe aspirare ad esprimere ciò che il linguaggio non riesce a fare con le parole. Il mio principio è che le parole non significano veramente nulla e che, per loro natura e carattere definito, fissate una volta per tutte, esse restano e paralizzano il pensiero invece di permettere e promuovere il suo sviluppo. Sto tentando di restituire al linguaggio la sua magia, il suo magico carattere essenziale”

 

 

l'oggetto è abbandonato

    
il discorso sull’abbandono è quello sul lasciare l’oggetto / segno / scrittura / traccia all’ambiente, addirittura a “tutti”. (questo per le installance), svincolando la cosa lasciata dal ‘valore’ (anche estetico) senza vincolarla a ‘un’ destinatario, e nemmeno all’indicazione autoriale precisa. (tutti gli oggetti abbandonati in forma di installance sono senza firma).
gli oggetti possono così essere ‘pacchetti di senso’ lasciati liberi di trovare il loro destinatario. 
da nessuno a tutti, o a qualcuno (che se ne appropria come dono, senza che il dono sia ‘firmato’ né nel senso dell’arte, né nel senso del design/prestigio, né nel senso e segno autoriale). (la firma – intesa come passaggio di senso – è un addendum messo da chi trova l’oggetto, quando e se lo trova e lo prende con sé, volendo).
   

semplicità delle sibille e della poesia concreta e visiva

   
stante il superamento di molte necessità tipografiche, e considerando la diffusione delle stampanti a basso costo, e le tecnologie legate alla riproduzione e diffusione delle immagini attraverso rete e dispositivi cellulari, un testo visivo può vivere grazie alla semplice addizione: matita + carta + ‘moltiplicatore’ elettronico.
il moltiplicatore può essere un cellulare, una webcam, uno scanner, una macchina fotografica digitale. la diffusione è data da una connessione web, o da una stampante. da una fotocopiatrice. eccetera.
e: di fatto la persistenza del testo – o della traccia – è perfino esterna alla sua registrazione e archiviazione. la sua indipendenza dai ‘mezzi’ è già scritta nell’ordine delle cose.

il semplice incontro con la traccia da parte di un osservatore è un altro segmento di vita della traccia, aggiunto.