semplicità delle sibille e della poesia concreta e visiva

   
stante il superamento di molte necessità tipografiche, e considerando la diffusione delle stampanti a basso costo, e le tecnologie legate alla riproduzione e diffusione delle immagini attraverso rete e dispositivi cellulari, un testo visivo può vivere grazie alla semplice addizione: matita + carta + ‘moltiplicatore’ elettronico.
il moltiplicatore può essere un cellulare, una webcam, uno scanner, una macchina fotografica digitale. la diffusione è data da una connessione web, o da una stampante. da una fotocopiatrice. eccetera.
e: di fatto la persistenza del testo – o della traccia – è perfino esterna alla sua registrazione e archiviazione. la sua indipendenza dai ‘mezzi’ è già scritta nell’ordine delle cose.

il semplice incontro con la traccia da parte di un osservatore è un altro segmento di vita della traccia, aggiunto.
  

the shape of the field / mg. 2013

is it really (only) “visual poetry” the thing I deal with?
I realize I’m absolutely interested in signs, traces, borders, explanations, asemic areas, glyphs, arrows, cacography, alphabets, open fields, blurred images, distant grass, abstract figures and movies, glitch in sound and vision, ripped cardbox, scratched wood, scratched tapes, uncanny machines, lack of meaning, naive drawings, art brut, lowres shots, random shots, bad photos of notes and things, boring manuscripts, boring explanations, boring graffiti, handwritten lists and instructions, weird diagrams, diaries, “action writing” / action painting, mixed excerpts of any kind, verbovisual chaos, contradictions, plain statements, twisted sentences, heaps of words, chalk drawings, empty rooms, empty squares, pseudo-fields of forces, found items, readymades, unfinished sketches, bad prose pieces, cut-up prose, diagonals, bunch of diagonals, ugly scribbles and doodles, fake math, stains and lakes and wires and snakes of black ink, ideograms, fake ideograms, cursive overwriting, collapse of sound, and noise, superimposed images, collage, digital collages, disturbed texts, écriture, walls and sheets of words, handwritten papers, rough handwriting, incomplete transcriptions, photos of manuscripts, scanned fragments, bad scans, arte molto povera, installances, lost leaflets, dirty ones, old and new ephemera, marginal events, short movies, b/w works, out-of-focus, stones, written stones, my bad English…
all of this stuff is what I try to mix, write, pick up, store, and
I’m against editing, post-production, bellettrisme, wise quotations, meta-language, mimicry, novels, serious art, and
I DO REJECT HI-RES.

what do I have to do with all of the thousand hi-res & calligraphically rendered online landscapes? first of all, I have some actual landscape offline. and: I’ve no time at all.

___’d better go fetch errors and misshapen signs, traces, borders, …
   

Alighiero Boetti

… Non potevi metterti a fare delle sculture in cemento, pazzesche, che poi stessero lì dieci giorni; o non puoi mettere in galleria tonnellate di sabbia! A questo punto, allora, ti prendi uno spazio piccolissimo, veramente povero nel senso della semplicità, come un foglio di carta quadrettata, e costruisci una regola iniziale che ti soddisfi, e ti trovi a cimentarti in una cosa che più è piccola più ti dà una libertà d’azione individuale, incredibile, una possibilità di indagine, di informazione.

  

[Alighiero Boetti, intervista rilasciata a Mirella Bandini. Prima pubblicazione: “NAC”, n.3, 1973. Ristampata varie volte. Citata in M.Bandini, 1972 – Arte povera a Torino, Allemandi, Torino 2002, p.36]