sapie

  
La conoscenza è tutto quello che abbiamo. Urlano i cani ma noi con la conoscenza sconfiggiamo i cani e il loro urlare.

Nelle buie notti della preistoria i lupi si approssimavano in inverno alle entrate delle grotte, delle gole innevate, ma noi con la conoscenza li discacciavamo.

Vi erano dubbi sulla natura delle stelle ma la conoscenza li ha fugati. Si guastano si producono molti guasti che la conoscenza ripara.

La conoscenza aiuta l’uomo ricco di spirito ad affrontare il cammino irto di minacce, e le minacce si dileguano. La conoscenza gli illumina la via.

Con la luce della conoscenza le tenebre si dissipano, i cani e i ghiacci si dissipano, le stelle appaiono chiare nel loro corso e i lupi giacciono riversi.

Senza conoscenza l’uomo si abbatte e giace prono in miserevoli condizioni, prostrato dalla fame, dal freddo e dal dolore di infiniti patimenti e fatiche.

Con la conoscenza l’uomo raggiunge la conoscenza e non più si prostra, anzi si erge e sconfigge: la fame, il freddo, il dolore, la fatica, i suoi nemici.

La conoscenza evita refusi e inutili ritorni sul già noto. La conoscenza è una benedizione che risolve l’annoso problema della mancanza di conoscenza.

Essa conduce l’uomo virtuoso a vivere pienamente la propria vita come egli desidera e ad essere padrone e principe del proprio destino.

Con la conoscenza, il freddo la miseria la fame la burocrazia la guerra l’accidia la sofferenza divengono lontani ricordi e la verità albeggia nuova dimora.

Chi conosce dimora nel vero e apprende la gioia d’amare e d’essere amato. La conoscenza porta all’amore, non si è più soli, si è con la conoscenza.

La conoscenza apre porte in infinita serie: lavoro, casa, riparo, tetto, colori, gioia, musica, serenità, spazio, tutto ciò che si desidera.

Si dimora nel giusto e nel bene, senza più dubbi e timori. Le conoscenze sono tutto nella vita. Senza conoscenze non andrai da nessuna parte.


      

guarda è stupendo non c'è nemmeno un cliché nel tuttolibri del 6 luglio

“ho sfondato nel calcio con il gabbiano livingston”
nella venezia del 1500 il trionfo dell’amore
i sogni e le paure di un ragazzo sono incisi nelle foglie
con manganelli un prestigiatore sulle vie d’oriente
tra i fratelli bob e jim il padre che non muore mai
il bosco sussurra dure lezioni di vita
una penna di pavone per la fata di kabul
“il gas naturale ci impedirà di andare a fuoco”
rara rugiada divina per gli ebrei italiani
nelle praterie del web fioriscono idee ed estremisti
ho amato roth nell’isola di samos
nella lotta al terrore muore la giustizia
un’estate senza saggi

lost feedback tribes charge orthodox physicists now

       
the physical universe is an excellent reason why your disc should right now be divided into three areas: “topic tapes”, “potted begonia” and “leonid brezhnev”.
bad encounters with the cyclone structure of the bubblelike expansion of orthodox scientific dogmas are often labelled as “vacation” or “money pollution”.
reincarnation weather patterns describe all the available oily porn scenes from neutron stars colliding.
is copper indicated in galaxies anti oxidants? 
secret intelligence groups know rockefeller encyclopedia of births has been used during the huge laugh era. that era started jan. 1st, 2003. discrete units of freak remains of ancient roman laser weapons are scattered all around us. just take a look. you can find them anywhere.
         

ascensori

      
è stato sempre più facile non dirglielo. se glielo dici si offende, come si fa a dirglielo? si offende.
e (del resto): si offende comunque. ma se glielo dici si offende di più. la sua natura è tale. il suo equilibrio biologico è fondato sull’offesa. in qualche modo non si può evitare. alla fin fine – allora – uno non se ne cura. non se ne dà pensiero. tanto è uguale.
    

parallelo alla massa

gruppo di intervale, democratico
la balboa del fleabite fraternizza,
incivile acetico
considera è sempre almeno le molte galassie.

sonorous squeamish
(rotazione meccanica di base)
hotfoot
(senza rotazione meccanica di base)
riunione della canapa,
smerigliatrice del cattelan.
         

-dica _ [poesia di un solo verso]

    
Grazie dunque per questo reading, volevo dedicarlo e salutare anch’io Nunzia, Carmela, Flora e anche Rino, Gianrico, Martina, Dodi e Toni, Silvia e Cathy, vorrei comunque ringraziare Lodovico, Riccarda, Ciro e Bodo per il loro insostituibile appoggio. Miriam e Salerna per il montaggio e lo smontaggio. Ciro Q. e Bodo M. per la cura degli alias. Un saluto speciale a tutti quelli che leggono questa poesia, a tutti quelli che la amano e anche a tutti quelli che la odiano. Love will save us all. Hate too. Tutto ci salverà. Dedico questo apoftegma a Padre Americo, a Pasquale e a Ido e Ivo, i fratelli, e anche a Isa e Raniero, che si sono impuntati e fanno resistenza. Love will melt us all. Grazie a Christian e Lorenzo, che da tanti anni si appassionano e versano lacrime. Un ciao gioioso e un carme a Daniela e Daniel, a Giorgio e Giorgio e Giorgio, ad Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea (gli ultimi 2 da intendere come femminili, perché è anche un nome di donna). Dedico questa poesia anche a Pablo e Mat Bill, a Rutilio e Danzi, che ci fanno ridere con i loro sgargianti travestimenti. Senza di voi il mondo sarebbe più povero. Faccio ciao con la mano alla telecamera e levo alto il nome di Goli, Enzo, Piscatina, Raoul, Dina, Venanzio, Ranieri, Flavio e Flavio, Raeioul e Moreno, Bambi e Toscorama. Grazie per il vostro sostegno, per i blog, i siti, gli articoli, i baccanali e le allegre serate in compagnia. Non posso dimenticare Dao, Francesco F. e Francesco W., ospiti impagabili, Walter e Cianuto, Massimo e Massimo, con tutto lo staff della radio e la troupe e i clown del festival, grazie a tutti gli Alessandri e le Alessandre. Dedico questa poesia a Muhami e Denega, a Will e Santina, alle foto del cane Saint Just, e al detentore dei record di bevute: Lev, imbattuto e imbattibile. Un grazie cubitale a Nando e ai bar riuniti. Al caffè della signora Eleonora, che per dieci anni è stato il mio appuntamento fisso davanti alla biblioteca. Un evviva per Paola e le sue fotocopie, un abbraccio a Guglielmo che ha mollato Firenze all’improvviso, nello stupore di tutti: grande coraggio, che mi è stato d’esempio. Dedico questa poesia a Marco H. e a Danilo K., alla politica mai dimenticata, alle scelte sempre sopra le righe di Erik, con i suoi post spiazzanti. Stessa cosa per l’amico X., che non vuole essere nominato, ma che stimo al massimo grado. Dedico questa poesia a Fausta e a tutta Pantelleria. Alla città di Milano e in particolare a Ciccio. Come sapete non si può fare senza. Grazie soprattutto a Natale, che porta le melanzane sott’olio, impagabili. A Karina e a suo marito Nevio tutto il mio affetto e queste righe mai abbastanza generose verso la loro ospitalità. Al municipio di Radicofani, un inchino devoto. A Leone e Ramira, e al loro figlioletto Marino, tutto il mio affetto, e in cima la poesia che leggete. A Giulio, Elisa e Lorenzo, a Michele, Laura e Mariangela e Barbara, senza dimenticare Cupido, Miciccia e Totino, un grande abbraccio da estendere a Simona, Cecilia, Fabio, Luigi, Diego, Tito, Eva, Evita, Ruela, Massacarrara, Mariarosa, Loti e Lothar. Senza Jac e Gandolfo non avrei fantasia, non avrei immagini. Con questa poesia non posso non ringraziare anche Modu e Tanita, Claudio e Fiona, Chris soprattutto. Last but not least (anzi) ringrazio Ale, Susy e Cristina. Paolo e Paolo per Genova e Milano. Per Roma Andrea e Valeria, Valerio e Maria Teresa, Maria e il Conte. Grazie a Wes e a Emilio, a tutto l’ensemble dei grafici. Questa poesia è dedicata a loro. E a Monica, alle sue severissime mail. E ai miei cugini Pia Francesca Emilio Francesco Fabio Matilde. Agli zii Rosaria Giovanni Julia. Un abbraccio forte e speciale a zia Julia, voglio sottolineare. Senza Settimio e il suo camioncino questa poesia non sarebbe stata possibile. Grazie al Gabriele baffo nazionale anzi internazionale, e a tutto lo staff della villa. Dedico con slancio questa poesia a Stefano e ai video youtube che linka, alle cene da Daniela e Alberto, allo studio Matucci che sta sbrogliando il labirinto, e al notaio Bells che con pazienza ricostruisce i fili della matassa. Indispensabili. A Luigi un grazie particolare, per il suo ascolto. Così a Luigi e Luigi, anche, e a Luigi. Mi vengono in mente non a caso tutti assieme. Così come al magnanimo Carlo devo molto, anche sul piano del testo. Grande umanità e costante lezione, la sua. Un ciao dal passato e per il futuro agli amici Fabrizio e Fabrizio. La mia poesia è per Ugo: ricordi, Ugo? Bela Lugosi magnava i tosi, Otto e Ugo risotto al sugo. Quante risate ci siamo fatti. Ho cominiciato a tossire venerdì mattina entrando e ho smesso lunedì pomeriggio uscendo. Un’unica poesia dedicata alla tosse. Dunque ad Afra un nuovo grazie, anche per la pazienza: questo verso è per te, e per i due gatti anche, trasmettila loro tu stessa. A Laura e Nicolò, Elio e Giorgio, un pensiero grato. Come avrei fatto senza di voi? Per la pazienza e l’attenzione ospitale, e le tante noie stoicamente sopportate da voi, zii Titti e Marsilio, un grazie fortissimo e questa poesia. Dedico questa poesia a voi e al direttore della posta di via Cosio, a Giovanni e a Nina, a Minnie dei pacchi e a Minnie dei ccp. Senza i tubi e i cacciavite di Renato queste pagine non sarebbero mai andate a posto, grazie al Dottor Serafino e ai dottori Furio, Carlo, Alessandro, Ronaldo, Didier, Pasifae. Non mi sdebiterò mai con il macellaio Vito, l’affidabilità fatta mannaia. A Barbara del caf un sonoro thanks: salvezza in versi e in prosa. Questa poesia è dedicata a Kasey e a Ron, a Charles e a Pier Paolo, e ai video delle interviste in rete, e alle foto che scattano. Vorrei dedicare questa poesia al loro acume e a tutti i sorrisi virali che ci cambiano la vita, alla gioia dei bimbi, alla semplicità dei fiori. Al fioraio Ennio un colorato grazie. A Gina e Dino, i fruttivendoli dell’infanzia, una lacrima di felicità: quante arance e quante mele mi han cresciuto sano e robusto, sulla strada di una onesta adesione ai valori della verdura e della frutta patria. A Gino il portiere un ricordo romanista. A Savino anche, sempre rimpianto. A Maria un grazie per la pazienza e le raccomandate intercettate. Una grande squadra è niente senza un grande portiere. A Léon-Paul un bacio sul cranio per i taccuini e le traduzioni. Dedico questa poesia a Tel Quel, a Christophe, a Christophe sopra tutti. Come faremmo mai senza di lui? Quanto conta tutto il resto? Una domanda pungente che chiede a gran voce una risposta. Dedico eventuali risposte a tutte le redazioni di tutte le riviste. Un affabile abbraccio a Mario e Carlo, Agnese e Karl, Aretha e Zeno, Francesco, Elisa e Alina, Franco, Emmanuel, Pinuccio e la scimmia Fefè. L’ospitalità, l’ospite e l’ospite sono sinonimi e legatissimi. Un abbraccio che stringe assieme il mio pensiero e questa poesia vanno a Micol e Burcardo, a Omar e Ginevra, a Meiry e Gianni con il loro scooter anni Sessanta. A Giorgio marito di Meiry, e ai bimbi. Al casco girevole di Francesca, che va in moto senza guardare. Questa poesia è nata grazie a Gherardo e Andrea, e a loro è dedicata. Senza gite a Lione sarebbe stato tutto incommensurabilmente più complicato, questa poesia è dedicata a Lione e a Jean-Marie, a Rachel, Angela, a Claude, a Joe e Laure e ai due kids. Embraces. Senza la fontina di Radu non ci sarebbero state parole. Non c’è storia. Un grazie tonitruante però anche all’antistoricismo di Nanni, come al rigore di PostalMarket, formativo come nient’altro. Quale letteratura potrebbe fare a meno di Gabriel? Tutta quella che si può, tutta quella che si riesce a fare: a lui questa poesia, dunque, e a tutta la bianca candida città di Pisa, dove cantano a squarciagola i dedicatari pisani e senesi di questo mio non breve verso sciolto: Gommo e Casuario, Filiberto e Fisibusso, Mila, Maceria e Tanja, con i loro cani pastorizzati Guido e Nitro, più dolci del miele e zannuti quant’altri mai. Alla Facoltà di Lingue e a Micaela, Rori, Claudia e Piero, uno speciale e babelico grazie. Tutto viene da lì, erano finiti gli anni Ottanta e cominiciava un tentativo di cura. Grazie a Lelio e Laura, col cuore. Grazie a Giuliano e Gians, con voce ferma. Senza il decennio di silenzio non sarei stato in grado di capire granché, penso, ma senza l’interruzione di quel decennio le cose sarebbero finite lì: e allora grazie a Leopoldo e a Filippo che nel ’98 hanno ascoltato quel che avevo da dire. Così come ringrazio Oreste e Anna, quasi seconda famiglia per un tratto di tempo, di vita. Senza retorica. Veramente. Grazie ai loro figli, Marco e Mario. Grazie a Simonetto e Daria, a Cencio e alla maestra Liliana, la prima voce umana fuori casa. A loro dedico questa poesia.
   
[continua]
      

carta d'identità

   

ma quando tu vedi uno splendido panorama da lontano tu poi entri nel panorama sarà lo stesso splendido? 
o dentro di te ti convinci che è splendido a prescindere da te perché da fuori ci sarà qualcuno che vede lo splendido panorama e dirà che splendido panorama?
è il panorama splendido o è il di dentro di te che il hai scelto la carta da parati hm sì questa mi convince è splendida incollo questa?
pensi che dall’esterno ti vedono splendido? 
non ci credergli, fatti mostrare la carta da parati che usano, dicendo: bricconcelli.
eccetera.
dimostrati scaltro.
eccetera.
  
  

aggiornamenti

 

1. su nuovi argomenti pubblicano verso fine giugno un giovane poeta rainer maria rilke forse ex rdt? la sua voce cristallina ci dà una gioia nuovi argomenti.

2. è pieno di comunisti bisogna attendere prima di attraversare a guado il fiume di comunisti.

3. c’è un fiume di comunisti che discende dalle alpi è lo scioglimento dei ghiacci siamo in estate i turisti nel tirolo.

4. una volta sono stato al castello di duino in friuli era tutto innevato è comparso fra i ghiacci e le slitte un paragnosta il quale ha pronunciato queste parole:

5. (ha detto anche “5”, poi ha detto quello che segue): sarei lieto di presentarvi il sai baba, ma la sua anima non ha finito di intrecciare il cestello è lo stesso se conduco a voi il gabbiano jonathan livingston?

6. eravamo tutti molto delusi, ci siamo chiusi in noi stessi.

7. alcuni scafisti si sono rifiutati di firmare le cartoline. ero io testimone.
   

una commissione sullo ior lirico

 

il papa nomina una commissione sullo ior e la affida a un cardinale salesiano per riformare lo ior: il: il papa sceglie il cardinal farina a sorpresa istituisce una commissione per rinnovare l’istituto centro scandali e controversie già archivista di benedetto il cardinale è uno studioso, molto inserito. alla testa della commissione istituita, 80 anni il prossimo 24 settembre, principale artefice dei grandi restauri che hanno cambiato volto

fonte (quasi): http://www.repubblica.it/esteri/2013/06/26/news/papa_francesco_istituisce_commissione_su_ior-61882100/
  

postproduction molecules

   
you can do something with some serious napalming going nowhere. the back of the table has pits and teeth: rasputin’s bones.
responsible for inbox faults. a bowl of song users.
butterfly’s wings last 1 full minute of japanese sex. the cushions in phamaphata stores were taken from here: they are made of nickel. anatomy of months after.
use the wrist. connect the plug. you find out that orion netscape browsers are all made of goat butter. 
less memory.
less random fields.
please, please.
       
  

commenti personali a un post letto su facebook

qui tu vedi come gli auaiani rubano il lavoro agli italiani: kinu rivs a casa sua. fuori dall’italia. le paga le tasse? no. li fa i films? sì. fuori dallitalia, tutti a casa, doppiatori e portoghesi, cinesi e canadesi, padri e cittadini, pini e icone. la fa l’icona? sì. gira i films? no. allora fuori dai maroni questi rivs. li gira i films? ci girano gli auaiani? no. allora tutti al lavoro i beirut. kinurivs abbasso. abbassa italiani. basta è nato a beirut? sì. suo padre è doppiatore? no. allora basta pino. fuori i pini dall’italia. le paga le tasse l’icona? no. le paga le tasse l’icona? sì. allora basta icona, basta tasse. fuori dall’italia. fuori le tasse di fuori. fuori a casa sua. basta l’italia basta le paga. fuori i films, basta tutti. i portoghesi in portogallo, i cinesi in canagallo. basta canadesi. basta italiani a beirut. dove è nato? a beirut. beirut le paga le tasse? sì. basta nascere. basta italia. fuori l’italia vada fuori dall’italia. fuori l’italia delle tasse dall’italia cinese inglese. kinu rivs a casa dei cinesi. a girare i films. li gira i films? sì. noi li vediamo i films? sì. kinu films. 
      

da una mail a un amico

     
grazie ***, 
è così, mi sono sentito punto nel vivo e fra me e me mi sono detto che l’ecumene si interroga sugli interrogativi più pregnanti dell’oggi e penso che sia mio dovere civile aiuto non so continuare la frase
     

ca rf re pub fla ca bli (la repubblica del flarf)

   
il consiglio dei ministri vara il pacchetto, che fa circa sei metri nel fontanile prima di venir centrato dal piccione.
ciò “favorirà 200mila assunzioni” video rep tv: “pochi contratti, soldi sprecati” approvato anche.

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[ehi blogspot rispetta perfino gli spazi bianchi, da non credersi]

gran gran (conclusioni)

         
in un epocale convegno molto partecipato cinque poeti si interrogano in pubblico sulla tragica fine di pasolini. il convegno essendo epocale è prodigiosamente affollato in pubblico si interrogano per arriveranno ad alcune
conclusioni definitive sulla cosa, a uno dei misteri italiani a sarà finalmente chiarito.
hanno deciso di farcela da soli coi mezzi della poesia senza polizia magistrati medici indagini.
la inizialmente rarefatta si poi con il seguire invece.
riuniscono richiamano gente, che funzioni da assai, e che sia il loro. con la partecipazione di molte persone si uniscono si raccolgono assieme belle energie e le cose possono essere speditamente risolte dimorando nella verità. la sala è dimorano affollata da generosi da
incuriosite e accaldate, e dal loro desiderio di fare da soli senza così fanno.
i cinque poeti che risolveranno pasolini sono sul palco, palco in grezzo legname, rilevato mezzo metro rispetto a e vi è un percettibile [qualsiasi parola]. i loro metodi sono acuti, per esempio estraendo da involucri di plastica delle crocchette panate di polpa di granchio. 
questo è uno. mentre li ascolto, dalla platea, seduto in terra, perché non c’è più posto, mastico un’ala di pollo. il pollo è infatti un animale alato.
ascolto in questo momento le conclusioni autocritiche che sta tirando un giovane poeta che in verità è il presidente giovanni gronchi, travestito da presidente antonio segni. si toglie la prima maschera dicendo di aver fondato ormai da tempo immemorabile la rivista letteraria “l’altro e l’altro dall’altro”, che detiene il desiderio di confronto ma anche di raffronto. vi è un vivo fremere nella platea. e vi è un corale annuire. 
un secondo autore conclusivo prende il microfono afferma di essere in particolare molto affine con la parola di paul celan che dice la congiunzione “per”. ripete assai spesso “per”. numerosi annuiscono nella popolosa sala, con vivaci commenti. alcuni poeti dei cinque, diciamo due, rinunciano alla loro sedia e si siedono come gli indiani per terra, ciò ci fa sentire. purtroppo si rompe il microfono e non si sente un pezzo di discorso del giovane poeta che citava celan, ma subito arriva un altro microfono. vi è un alternarsi. lui ripete la frase, da che si capisce che in realtà non citava celan ma un memorabile aforisma di giuseppe saragat, casualmente presente in sala nonostante tutto.
è incredibile cosa riesce a fare la poesia dal bar alla sala vi è un viavai di gente che ascolta molto interessata tutti i vivaci interventi guardando fissamente verso il palco. vi è anche un brusio ma solo di bicchieri e non di voci. il terzo poeta si commuove, non riesce a parlare. il quarto poeta lo abbraccia col microfono, dicendogli le sue lacrime sono la cosa più vera sono veritative concludono la conclusione più onesta cui si potesse 
il quinto poeta concorderebbe ma è rimasto amaramente strozzato dalla polpa giace morente in terra, usciva un po’ dal quadro del discorso e lì per lì non si notava che si divincolava sull’assito stringendosi le mani intorno alla gola battendo amaramente i talloni. alcuni sostengono si sia autosoffocato. è così o no? il pubblico si divide.

vivaci applausi conclusione si danno appuntamento a un ulteriore convegno leggermente meno epocale che però cercherà di stabilire coi soli mezzi della poesia le cause dell’agonia e della probabile morte (sembra ancora vivo) di costui. non ne ricordano il nome con assoluta esattezza così hanno deciso di chiamarlo, come i greci col dio ignoto, “il poeta senza nome”.

la riunione è sciolta, nel dispetto del folto pubblico che non è riuscito a intervenire, e si assiepa attorno.

sul palco cadono fasci casuali di sceneggiature proemi che il folto numero di si ritrovava in borsa le disponibili maestranze devono chiudere la sala è tardi, i dialoghi proseguono in strada poi in parte nella rosticceria sotto il poster.

          

ekphrasis 007

  
ha le unghie viola, vestita solo con una magliettina, viola. l’avambraccio di lui sta montando forse distrattamente del pastone giallo in una ciotola, su un tappeto color prosciutto che in verità porta in filigrana dei disegni o foto serigrafate di macchine da corsa tipo james bond anni sessanta. metallizzate. “architect”, in piccolo, su un pezzo di vignetta con lucy e charlie brown che ballano staccati però tenendosi per una mano. si scorge appena la parte inferiore del sorriso. l’orsone con la salopette viola e i pantaloni verdi supera la casa con la testa di una spanna buona. di là dalla casa c’è la piscina. più sotto in una gran confusione di palazzi una chiesa con finestre a spicchi, angoli acutissimi. è fatta di mattoni. la quantità di azzurro suggerisce un clima estivo. per qualche motivo, siamo nel 2009.
   

ekphrasis 006

     
il primo ventaglio è dato dalle quattro dita di dinosauro, con unghie però curate, che sfiorano la spalla. a destra la pulsantiera della fotocopiatrice. non ci si crede quanto possano essere affollati i parcheggi a taiwan. vestiti tradizionali indiani, ma solo il sotto. una zorro cinese minorenne con larga parrucca di plastica nera. dietro un ricamo rosso anzi davanti, la conferenziera ride, ha denti molto bianchi, su due jack di mixer staccati ed entrambi neri. manca quasi un pezzo di cassetto di stampante, però si legge la parola “silver”, degli aspirapolvere o centraline elettriche attaccate per i tubi apicali ai ganci di un balcone, all’interno. la parte superiore della faccia (si vede che indossa occhiali da sole non molto scuri) si staglia contro il mare. profondamente celeste. sembra un sindaco, ma non viene in mente il nome.
    

ekphrasis 005

     
deve unire due poli metallici forati, non è chiaro come fare. le dita sono perplesse. la maglietta in vendita è grigia, ha lo scollo a v. si vede scritto “sources and dow” e “age no”, ma tutto il resto è coperto, anche dalla vecchia bagnina riccia incartata nel neoprene. si afferra al parabrezza del motoscafo, pronuncia una vocale. il motoscafo è fermo. un albero o covone parecchio slungato ospita bandierine con delle x rosse molto ordinatamente disposte a intervalli regolari sui ciuffi. si vede una parete rocciosa inclinata a 45 gradi che non ha nessun rapporto con alcunché tranne un abete. un pollice molto roseo accanto a una stoffa nera con paillettes sembra a prima vista una schiena nuda, ma l’inganno è di breve durata.
     

ekphrasis 004

    
il dottor lambda alza gli occhi al cielo, sono celesti, la montatura degli occhiali è nera, è una montatura di scena (non hanno lenti). si capisce bene. c’è molta panna che fa chiudere gli occhi alla mangiatrice di pasta, al computer semiaperto. la valigetta di alluminio sembra contenere un santino con la nota modella schiffer, ma verso sinistra i poliziotti fanno muro, con le tute piombo a strisce gialle orizzontali. si oppongono a un fronte. a ben guardare forse non sono poliziotti. come sul santino non c’è la schiffer. chissà chi sarà allora. “the end is here” viene ripetuto due volte su due cartelli diversi (nel senso che sono separati, ma di fattura identica). una passante li ignora, aggiustandosi lo zaino. “beer festival” e un occhio giallo (dipinto su carta probabilmente) sono molto prossimi. però l’occhio ha un che di espressionista. 
   

ekphrasis 003

    
i dilettanti della maratona vanno verso il limite dello spazio disponibile, dove la modella si aggiusta un indumento intimo amaranto, è scacciata da 6 viti ikea che mostrano chiaramente le loro teste a incavo esagonale. pronte all’azione dell’apposita brucola. una foca occhieggia con naturale dolcezza. i nuotatori accennano a un albero di folder molto sfocati.
   

ekphrasis 002

       
in puglia un muro di mastio definibile “possente”, un aereo in volo e una ciotola di riso invaso dai ragni rendono perplessa la bimba di tre quarti. c’è un filo spinato: incupisce giocoforza la scena, c’è una serie di istogrammi senza tabella di riferimento. hanno modo di disporsi a semicerchio intorno a un giocatore di rugby in blu: sbircia da dentro il casco i suoi compagni verso sinistra. siamo in grado di leggere “n’est actuallement pas dis” ma non abbiamo né il soggetto né la parte finale dell’ultima parola. si legge anche “patriots”. la nuca di un elegantone è visibile, ma la faccia ci si immerge dentro. parecchio più in alto delle mani si stanno togliendo dei guanti di lattice.
  

ekphrasis 001

       
prova un grande imbarazzo e abbassa gli occhi. le si vede la fronte e sulla destra un fascicolo spillato che ha in copertina delle lettere in grassetto. sono e non sono caratteri di un alfabeto orientale. sulla sinistra in basso una figura in giacca e cravatta ma talmente rimpicciolita che quasi si confonde con le giostre alle sue spalle.
  
poco più in alto dei grassoni ridono di gusto, tutti seduti a braccia conserte. lo spettacolo dev’essere davvero esilarante. ci sono delle verdure. si distinguono i piedi di persone eleganti ferme al loro posto.