-dica _ [poesia di un solo verso]

    
Grazie dunque per questo reading, volevo dedicarlo e salutare anch’io Nunzia, Carmela, Flora e anche Rino, Gianrico, Martina, Dodi e Toni, Silvia e Cathy, vorrei comunque ringraziare Lodovico, Riccarda, Ciro e Bodo per il loro insostituibile appoggio. Miriam e Salerna per il montaggio e lo smontaggio. Ciro Q. e Bodo M. per la cura degli alias. Un saluto speciale a tutti quelli che leggono questa poesia, a tutti quelli che la amano e anche a tutti quelli che la odiano. Love will save us all. Hate too. Tutto ci salverà. Dedico questo apoftegma a Padre Americo, a Pasquale e a Ido e Ivo, i fratelli, e anche a Isa e Raniero, che si sono impuntati e fanno resistenza. Love will melt us all. Grazie a Christian e Lorenzo, che da tanti anni si appassionano e versano lacrime. Un ciao gioioso e un carme a Daniela e Daniel, a Giorgio e Giorgio e Giorgio, ad Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea e Andrea (gli ultimi 2 da intendere come femminili, perché è anche un nome di donna). Dedico questa poesia anche a Pablo e Mat Bill, a Rutilio e Danzi, che ci fanno ridere con i loro sgargianti travestimenti. Senza di voi il mondo sarebbe più povero. Faccio ciao con la mano alla telecamera e levo alto il nome di Goli, Enzo, Piscatina, Raoul, Dina, Venanzio, Ranieri, Flavio e Flavio, Raeioul e Moreno, Bambi e Toscorama. Grazie per il vostro sostegno, per i blog, i siti, gli articoli, i baccanali e le allegre serate in compagnia. Non posso dimenticare Dao, Francesco F. e Francesco W., ospiti impagabili, Walter e Cianuto, Massimo e Massimo, con tutto lo staff della radio e la troupe e i clown del festival, grazie a tutti gli Alessandri e le Alessandre. Dedico questa poesia a Muhami e Denega, a Will e Santina, alle foto del cane Saint Just, e al detentore dei record di bevute: Lev, imbattuto e imbattibile. Un grazie cubitale a Nando e ai bar riuniti. Al caffè della signora Eleonora, che per dieci anni è stato il mio appuntamento fisso davanti alla biblioteca. Un evviva per Paola e le sue fotocopie, un abbraccio a Guglielmo che ha mollato Firenze all’improvviso, nello stupore di tutti: grande coraggio, che mi è stato d’esempio. Dedico questa poesia a Marco H. e a Danilo K., alla politica mai dimenticata, alle scelte sempre sopra le righe di Erik, con i suoi post spiazzanti. Stessa cosa per l’amico X., che non vuole essere nominato, ma che stimo al massimo grado. Dedico questa poesia a Fausta e a tutta Pantelleria. Alla città di Milano e in particolare a Ciccio. Come sapete non si può fare senza. Grazie soprattutto a Natale, che porta le melanzane sott’olio, impagabili. A Karina e a suo marito Nevio tutto il mio affetto e queste righe mai abbastanza generose verso la loro ospitalità. Al municipio di Radicofani, un inchino devoto. A Leone e Ramira, e al loro figlioletto Marino, tutto il mio affetto, e in cima la poesia che leggete. A Giulio, Elisa e Lorenzo, a Michele, Laura e Mariangela e Barbara, senza dimenticare Cupido, Miciccia e Totino, un grande abbraccio da estendere a Simona, Cecilia, Fabio, Luigi, Diego, Tito, Eva, Evita, Ruela, Massacarrara, Mariarosa, Loti e Lothar. Senza Jac e Gandolfo non avrei fantasia, non avrei immagini. Con questa poesia non posso non ringraziare anche Modu e Tanita, Claudio e Fiona, Chris soprattutto. Last but not least (anzi) ringrazio Ale, Susy e Cristina. Paolo e Paolo per Genova e Milano. Per Roma Andrea e Valeria, Valerio e Maria Teresa, Maria e il Conte. Grazie a Wes e a Emilio, a tutto l’ensemble dei grafici. Questa poesia è dedicata a loro. E a Monica, alle sue severissime mail. E ai miei cugini Pia Francesca Emilio Francesco Fabio Matilde. Agli zii Rosaria Giovanni Julia. Un abbraccio forte e speciale a zia Julia, voglio sottolineare. Senza Settimio e il suo camioncino questa poesia non sarebbe stata possibile. Grazie al Gabriele baffo nazionale anzi internazionale, e a tutto lo staff della villa. Dedico con slancio questa poesia a Stefano e ai video youtube che linka, alle cene da Daniela e Alberto, allo studio Matucci che sta sbrogliando il labirinto, e al notaio Bells che con pazienza ricostruisce i fili della matassa. Indispensabili. A Luigi un grazie particolare, per il suo ascolto. Così a Luigi e Luigi, anche, e a Luigi. Mi vengono in mente non a caso tutti assieme. Così come al magnanimo Carlo devo molto, anche sul piano del testo. Grande umanità e costante lezione, la sua. Un ciao dal passato e per il futuro agli amici Fabrizio e Fabrizio. La mia poesia è per Ugo: ricordi, Ugo? Bela Lugosi magnava i tosi, Otto e Ugo risotto al sugo. Quante risate ci siamo fatti. Ho cominiciato a tossire venerdì mattina entrando e ho smesso lunedì pomeriggio uscendo. Un’unica poesia dedicata alla tosse. Dunque ad Afra un nuovo grazie, anche per la pazienza: questo verso è per te, e per i due gatti anche, trasmettila loro tu stessa. A Laura e Nicolò, Elio e Giorgio, un pensiero grato. Come avrei fatto senza di voi? Per la pazienza e l’attenzione ospitale, e le tante noie stoicamente sopportate da voi, zii Titti e Marsilio, un grazie fortissimo e questa poesia. Dedico questa poesia a voi e al direttore della posta di via Cosio, a Giovanni e a Nina, a Minnie dei pacchi e a Minnie dei ccp. Senza i tubi e i cacciavite di Renato queste pagine non sarebbero mai andate a posto, grazie al Dottor Serafino e ai dottori Furio, Carlo, Alessandro, Ronaldo, Didier, Pasifae. Non mi sdebiterò mai con il macellaio Vito, l’affidabilità fatta mannaia. A Barbara del caf un sonoro thanks: salvezza in versi e in prosa. Questa poesia è dedicata a Kasey e a Ron, a Charles e a Pier Paolo, e ai video delle interviste in rete, e alle foto che scattano. Vorrei dedicare questa poesia al loro acume e a tutti i sorrisi virali che ci cambiano la vita, alla gioia dei bimbi, alla semplicità dei fiori. Al fioraio Ennio un colorato grazie. A Gina e Dino, i fruttivendoli dell’infanzia, una lacrima di felicità: quante arance e quante mele mi han cresciuto sano e robusto, sulla strada di una onesta adesione ai valori della verdura e della frutta patria. A Gino il portiere un ricordo romanista. A Savino anche, sempre rimpianto. A Maria un grazie per la pazienza e le raccomandate intercettate. Una grande squadra è niente senza un grande portiere. A Léon-Paul un bacio sul cranio per i taccuini e le traduzioni. Dedico questa poesia a Tel Quel, a Christophe, a Christophe sopra tutti. Come faremmo mai senza di lui? Quanto conta tutto il resto? Una domanda pungente che chiede a gran voce una risposta. Dedico eventuali risposte a tutte le redazioni di tutte le riviste. Un affabile abbraccio a Mario e Carlo, Agnese e Karl, Aretha e Zeno, Francesco, Elisa e Alina, Franco, Emmanuel, Pinuccio e la scimmia Fefè. L’ospitalità, l’ospite e l’ospite sono sinonimi e legatissimi. Un abbraccio che stringe assieme il mio pensiero e questa poesia vanno a Micol e Burcardo, a Omar e Ginevra, a Meiry e Gianni con il loro scooter anni Sessanta. A Giorgio marito di Meiry, e ai bimbi. Al casco girevole di Francesca, che va in moto senza guardare. Questa poesia è nata grazie a Gherardo e Andrea, e a loro è dedicata. Senza gite a Lione sarebbe stato tutto incommensurabilmente più complicato, questa poesia è dedicata a Lione e a Jean-Marie, a Rachel, Angela, a Claude, a Joe e Laure e ai due kids. Embraces. Senza la fontina di Radu non ci sarebbero state parole. Non c’è storia. Un grazie tonitruante però anche all’antistoricismo di Nanni, come al rigore di PostalMarket, formativo come nient’altro. Quale letteratura potrebbe fare a meno di Gabriel? Tutta quella che si può, tutta quella che si riesce a fare: a lui questa poesia, dunque, e a tutta la bianca candida città di Pisa, dove cantano a squarciagola i dedicatari pisani e senesi di questo mio non breve verso sciolto: Gommo e Casuario, Filiberto e Fisibusso, Mila, Maceria e Tanja, con i loro cani pastorizzati Guido e Nitro, più dolci del miele e zannuti quant’altri mai. Alla Facoltà di Lingue e a Micaela, Rori, Claudia e Piero, uno speciale e babelico grazie. Tutto viene da lì, erano finiti gli anni Ottanta e cominiciava un tentativo di cura. Grazie a Lelio e Laura, col cuore. Grazie a Giuliano e Gians, con voce ferma. Senza il decennio di silenzio non sarei stato in grado di capire granché, penso, ma senza l’interruzione di quel decennio le cose sarebbero finite lì: e allora grazie a Leopoldo e a Filippo che nel ’98 hanno ascoltato quel che avevo da dire. Così come ringrazio Oreste e Anna, quasi seconda famiglia per un tratto di tempo, di vita. Senza retorica. Veramente. Grazie ai loro figli, Marco e Mario. Grazie a Simonetto e Daria, a Cencio e alla maestra Liliana, la prima voce umana fuori casa. A loro dedico questa poesia.
   
[continua]
      

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